sabato 4 settembre 2010

Penso di averlo fatto,di averti dimenticato. Dico penso perchè tu non vuoi saperne di uscire dalla mia vita,e un pò mi hai rotto le palle. Nei momenti meno opportuni ecco che torni,ti fai vivo,dai un segno della tua presenza,mi riempi di ricordi e mi fai stare male. Non si può continuare così. Ed io sono qui,senza alcuna difesa. Non credevo di potermi affezionare tanto.Associo suoni,rumori,sapori a noi.
Ogni volta che passo davanti a quella panchina mi sento un pò morire,sai? Dicevi di stare bene,che eri beato. Che stavi così bene che da quanto era perfetto ti stancavi.. hai rovinato tutto.

giovedì 18 febbraio 2010

lei

Sedute nel suo balcone. Quel balcone,quello dove mi aveva confidato tutti i suoi segreti. Là,con tutta la città ai nostri piedi,mi aveva raccontato della sua prima volta. Lo ricordo come fosse ieri.
Poi si sono lasciati,ed ora eccoci: in quello stesso balcone a fumare. Si dice che ogni vizio sia sintomo di una gran mancanza. Il fumo le scorreva sui capelli,mentre lei moriva,d'una morte lenta e peggiore di quella fisica. Lei moriva dentro. Ogni briciolo di cenere che cadeva era un pezzo di lei.
E così,pezzo dopo pezzo,se ne andò.

lunedì 1 febbraio 2010

è un continuo inseguire un obbiettivo,che non arriva.
Continuo a correre,vedo una luce nel fondo di un tunnel. Non la raggiungo,mai.

E oggi come oggi non mi sembra nemmeno lontanamente vicino. Mi sembra che tutto ciò che voglio non arriverà mai.


Non ce la faccio più

sabato 23 gennaio 2010

non ce la faccio più

Un angoscia che mi schiaccia. Non mi sento adatta,non mi sento adatta a nulla.
Ci sono dei giorni che mi sembra di non esistere,mi sembra di farmi passare sopra il mondo,sembra che le situazioni,i pensieri mi striscino sulla pelle graffiandola. Sembra che mi riempie di ferite,questo mondo che passa e non si mette scrupoli. Lentamente,una dopo l'altra si rimarginano, ma appena questo accade eccolo di nuovo che passa. Non trovo difese,non trovo scudi,non trovo un sostegno a cui aggrapparmi.

Altri giorni sono piena di vita,voglia di fare. Sembra che tutto vada bene,alla perfezione..mi sembra di poter risorgere dalle mie ceneri,sento di aver trovato la forza per rialzarmi ,piccola fenice.




Poi però penso che non lo sono,che mi sono sognata tutto. Che quei problemi ci sono e restano.
Penso che le persone di cui mi posso realmente fidare sono davvero poche. Penso che infondo l'unica persona di cui mi posso veramente fidare sono io. L'unica che non mi giudica. O ,forse, che mi giudica talmente tanto che diventa troppo ,e il sentirmi così male mi fa star bene.

Devi reagire, Ilaria.
Devi rialzarti dopo i tuoi sbagli,scomporti in mille pezzettini,guardarti allo specchio e trovare quel pezzo di te che ti mancava,aggiungerlo al puzzle e risorgere,più bella che mai.

Cercati,e una volta che ti trovi,tieniti stretta.

venerdì 22 gennaio 2010

Mi piacciono i tuoi pensieri,profumano.



bho.

martedì 19 gennaio 2010

gocce di pioggia si infrangono sul vetro,con il loro lieve infuriare.

assaporano lo schianto,scivolando piano sul freddo. Mi piace,la pioggia. Il suo rumore,i suoi bisbigli.Quasi il cielo si stia sfogando.Quasi stesse confessando sommessamente i suoi peccati.Nuvole che litigano tra loro.

La pioggia è una poesia,che l'uomo non può comprendere.

siamo fatti di nuvole.

lunedì 18 gennaio 2010

Aveva un soprabito blu cobalto che copriva la divisa d'ordinanza e stringeva il suo trolley. Era bella,i capelli raccolti alla perfezione,nemmeno un ciuffo fuori posto. Truccata leggera,giusto un lucidalabbra sulla bocca carnosa,matita,e mascara,come se i suoi occhioni castani non fossero abbastanza espressivi e grandi. Era bella,semplice,senza artifici. Le unghie naturali. Si muoveva elegante e sinuosa,anche se il pullman incontrava mille buche. Alta,magra,perfetta.

Era quello che avevo sempre invidiato delle Hostess. Non sono mai riuscita a capire veramente come facessero a rasentare la perfezione. Certo,c'erano le eccezioni..ma la maggior parte delle assistenti di volo che avevo conosciuto erano perfette. E il loro modo di camminare,così sicuro e spedito,quasi avessero capito con esattezza come andava il mondo da quanti paesi avevano visitato.

Borbottò qualcosa,non so in che lingua. Continuava a parlare piano,posata. Chissà se aveva fatto dei corsi per essere così perfetta.

''Scusa posso?'' italiano perfetto. (come tutto ciò che faceva parte di lei) e mi fece un sorriso (manco a dirlo,perfetto.) ''certo'' risposi io,impacciatamente,cercando di spostarmi.
Poi scoprii che scendevamo alla stessa fermata.
E andavamo nello stesso posto.

''Poi ad un tratto, la vedi. Vestita di nero. Indossava una gonna che le sfiorava il ginocchio, una giacca che si appoggiava morbida sui suoi fianchi rotondi. Raggomitolata su se stessa, sembrava una vedova bambina. Dietro ad un paio di grandi occhiali scuri nascondeva i suoi occhi. Vidi soltanto lei come se fossimo stati soli in tutto l'aeroporto. Aveva l'aria infelice.
Il tempo parve fermarsi nell'attimo stesso in cui le posai lo sguardo addosso. ''